valle dei templi

Tempio di Giunone

Il tempio di Giunone si trova sullo sperone roccioso più elevato della collina dei Templi, presso l’estremità est. Come per la maggior parte dei templi agrigentini, non è possibile sapere a quale divinità fosse dedicato. Forse Il tempio fu gravemente danneggiato durante la conquista cartaginese del 406 a.C., da un incendio di cui restano le tracce sui muri della cella. Fu edificato nella seconda metà del V secolo a.C., intorno al 450 a.C. e appartiene come epoca e come stile al periodo del dorico classico. Sono stati rilevati segni dell’incendio del 406 a.C. dopo il quale è stato restaurato in età romana, con la sostituzione delle originarie tegole fittili con altre marmoree e con l’aggiunta del piano inclinato alla fronte orientale.

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Tempio Concordia

Si tratta di uno dei templi più grandi e meglio conservati, con una lunghezza di circa 40 metri e una larghezza di circa 20 metri. L’edificio deve il suo nome tradizionale a un’iscrizione latina della metà del I secolo d.C. con dedica alla “Concordia degli Agrigentini”. L’iscrizione fu erroneamente messa in rapporto con il tempio dallo storico e teologo Tommaso Fazello intorno alla metà del ‘500.

Tempio di Eracle

Il Tempio di Eracle è il santuario più antico tra quelli presenti nella Valle dei Templi di Agrigento. Costruito alla fine del VI secolo a.C. in stile dorico è periptero ed esastilo. La sua attribuzione all’eroe è ritenuta attendibile sulla base di un passo di Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato a Ercole presso l’Agorà, riconosciuta nell’area immediatamente a Nord. il tetto era decorato da grondaie per l’acqua piovana a forma di teste leonine, rinvenute in esemplari di due diverse serie, una della fine del VI secolo a.C. e una dei primi decenni del V secolo a.C.

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Tempio Dei Dioscuri

Il suo nome ufficiale era aedes o templum Castoris (“tempio” o “santuario di Càstore”), ma nelle fonti si ritrova anche nominato come aedes Castorum o aedes Castoris et Pollucis ed era dedicato ai Dioscuri. Si trovava all’angolo sud-orientale della piazza del Foro, nei pressi della fonte di Giuturna. Il Tempio dei Dioscuri o Tempio di Castore e Polluce è sicuramente uno dei simboli della Valle dei Templi, insieme a quello della Concordia. Il suo aspetto attuale però è frutto di un processo di ricostruzione dell’Ottocento, fatto dalla Commissione di antichità della Sicilia. Per farlo sono stati utilizzati elementi di edifici di epoche diverse. La dedica ai Dioscuri, cioè a Castore e Polluce che nella mitologia greca erano i figli di Zeus, è una convenzione. È stata attribuita sulla base di un’opera dello scrittore greco Pindaro dove si parla di alcune celebrazioni dedicate ai Dioscuri nell’antica Akragas.

Necropoli Paleocristiana

Visitando la Valle dei Templi, la gente non fa attenzione ai resti che si trovano lungo il percorso tra il Tempio di Giunone e quello della Concordia: si tratta dei resti dell’antica città greca, posteriormente occupata dai Romani. Nella zona tra i due templi in epoca greca sorgevano le mura della città. Mentre il Tempio della Concordia fu riconvertito in chiesa (Chiesa dei Santi Pietro e Paolo), la zona delle mura venne utilizzata come necropoli: ci sono tombe scavate “arcosolium”. Potete ancora riconoscerne le caratteristiche. In origine gli archi erano dipinti: adesso sembrano quasi dei grandi pezzi di formaggio groviera. Siccome sono all’aria aperta e non all’interno di un ipogeo, gli specialisti le denominano “sepolture sub divo”. Le Necropoli Paleocristiana di Agrigento è databili fra il III e il VI secolo d.C.

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Tomba di Terone

Il mausoleo noto come “tomba di Terone”, tiranno greco che governò Agrigento nel V sec. a.C., è in realtà un monumento funerario del II sec. d.C. fatto edificare da un aristocratico nella necropoli ellenistico-romana di San Gregorio, poco a S delle mura meridionali dell’antica Akragas. Il monumento è composto da due parti: un basamento tronco piramidale, alto circa quattro metri, su cui è un’edicola con finte porte nelle pareti e, ai quattro angoli, colonne con capitello a volute che reggono una trabeazione (insieme di architrave, fregio e cornice) di ordine dorico, nel cui fregio si alternano triglifi (elemento verticale stretto e scanalato) e metope (elemento costituito da una lastra piana). Probabilmente, come per monumenti simili in Africa e in Medio Oriente, il mausoleo doveva avere una copertura a cuspide.

Tempio di Vulcano

Il Tempio di Efesto, databile intorno al 430 a.C. è probabilmente la più giovane delle costruzioni tra quelle presenti nella Valle dei Templi di Agrigento. Numerosi restauri sono stati eseguiti a partire dal 1928-29 quando, su iniziativa del capitano inglese Alexander Hardcastle, furono rimosse le case coloniche addossate al tempio, sino agli ultimi interventi di tipo statico e conservativo delle superfici lapidee effettuati dal Parco archeologico della Valle dei Templi. La tradizionale denominazione è solo convenzionale e deriva dall’interpretazione di un brano contenuto nell’opera “Collectanea rerum memorabilium” dello scrittore romano Gaio Giulio Solino in cui si racconta della presenza di un culto di Vulcano nella città di Akragas, che colloca in questa zona un Collis Vulcanius, cosiddetto forse per la presenza di sorgenti di zolfo.

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Tempio di Giove

Gli agrigentini, dopo la splendida vittoria conseguita sui Cartaginesi a Himera (480- 479), eressero, secondo il costume greco, come offerta di ringraziamento a Zeus, un monumento di vittoria che, per le sue proporzioni, era uno dei più grandiosi dell’antichità. Il tempio è un edificio essenzialmente dorico. Con il basamento di 113,45 metri x 56,30 metri il Tempio di Zeus Olimpico sarebbe stato il maggior tempio costruito dai greci. Per cause diverse la costruzione non venne mai completata. La struttura del Tempio di Zeus Olimpico presentava delle colonne alte quasi 18 metri, all’ esterno della facciata a circa 11 metri di altezza, erano presenti dei giganti, chiamati Telamoni o Atlanti, che davano l’impressione di reggere l’intero peso dell’architrave così come Atlante era stato condannato da Zeus a reggere il mondo per aver aiutato i Titani. Attualmenti rimangono pochi reperti archeologici dove un tempo si ergeva il monumento.

Museo Archeologico

Il Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo” di Agrigento in Contrada San Nicola è sicuramente uno dei musei archeologici più importanti e più visitati della Sicilia. Il museo archeologico espone ben 5688 reperti che, ordinati secondo un criterio cronologico e topografico, illustrano la storia del territorio agrigentino dalla preistoria fino alla fine dell’età greco-romana. I materiali provengono dai fondi del Museo Civico, relativi agli scavi archeologici condotti nei primi decenni del secolo scorso, da collezioni private o sono stati ceduti dai musei archeologici di Palermo e di Siracusa. L’edificio, progettato dall’architetto Franco Minissi e inaugurato nel 1967, ingloba in parte i resti di un monastero cistercense, annesso alla chiesa di San Nicola e risalente al XIV secolo.

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